Lampeggianti in città e Marchionne al Palasele
Quando il sole tramonta e cala la sera, una macchina col lampeggiante scivola per le strade. Gli ebolitani vi hanno spiato dentro. E basiti son rimasti. L'auto civetta dei vigili si è trasformata in un pulmino turistico per politici ed amici. Un collaboratore del sindaco, non avendo di meglio da fare, entra in un'auto dove non può stare. E si aggira, con amici e conoscenti, per la città. La maggioranza borbotta, avvinghiata alle poltrone. Di fronte all’autocivetta con il lampeggiante, la faccia dell'assessore Bello si è trasfigurata. Per l'orrore e l'indignazione. Idem per l'assessore Palladino, schifato e sorpreso. La sindrome del lampeggiante è il segno dei tempi. Di chi ci governa. Senza voti e senza professionalità. Marzo è stato il mese delle grandi scelte. E delle autosmentite. Il sindaco aveva promesso di "non cambiare niente alla Multiservizi". Poi ha nominando un dipendente comunale, Damiano Bruno, presentato come il Marchionne del Palasele. Risolleverà lui le sorti della Multiservizi. Fiat e Alitalia ci seguono con trepidazione. L'amministrazione, intanto, non bada a spese per pubblicizzare la raccolta differenziata. E se la legge vieta il ricorso a ditte private per la rd, il comune fa spallucce: "se il Tar ci darà torto vinceremo al Consiglio di Stato”. E’ ripreso il valzer delle convenzioni. Scelte clientelari camuffate con qualifiche improvvisate. La qualifica di esperto in materie ambientali, urbanistiche e sociali, a Eboli, non si nega a nessuno. Tanto i soldi spesi sono dei cittadini. Se poi alla terza bomba carta qualche "politico" lampeggiante parla di atto vandalico, tenete le braccia incollate al corpo. Il popolo è lo specchio della classe dirigente al potere, sosteneva qualcuno. A dirlo agli ebolitani si rischia il linciaggio.
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