Una bomba elettorale - Troppi Ris a Campagna


Non era una bomba carta, ma qualcosa di più pesante. Una precisa intimidazione. Campagna si risveglia nel boato assordante di una bomba. Era diretta a un candidato, Massimo D'Ambrosio. Gli ha distrutto un centro sportivo, in parte. Il primo effetto dell'esplosione si è avuto nel mondo politico. Mentre i carabinieri cercano ancora i responsabili, a Campagna già hanno "capito" chi è stato. O meglio, lo hanno intuito. La bomba ha diviso il mondo politico. Massimo D'Ambrosio, infatti, è candidato in una delle sette liste che sostengono Biagio Luongo, il sindaco uscente. Poche ore prima dell'esplosione Luongo era stato in un ristorante. A parlare di politica. Il ristorante è Di D'Ambrosio. La bomba è scoppiata poche ore dopo, a pochi metri di distanza dal ristorante, distruggendo il centro sportivo, sempre di D'Ambrosio. Nel centrosinistra non hanno dubbi: "Volevano colpire noi, intimidire la nostra coalizione". Troppo "forte" il sindaco del centrosinistra. Talmente forte, che i suoi avversari sono ricorsi a una bomba per fermarlo? La versione è allarmistica. "Troppi Ris in tv" racconta un simpatico professore lungo il corso centrale di Campagna. Se i luonghiani attaccano, i "sospettati" bombaroli rispondono, sminuendo le ipotesi più allarmistiche. "Strumentalizzare l'esplosione della bomba è un fatto grave. Si crea inutile allarme. Luongo ha paura del ballottaggio, questa è la verità". La deflagrazione inattesa, nella "bassa" contrada Galdo, ha sprigionato veleni e tensioni. I candidati a sindaco sono cinque. Luongo è in fuga, gli altri inseguono. E mentre si rincorrono i comizi, la nitroglicerina, le polveri belliche e i messaggi di morte sono piombati sulla campagna elettorale. Le voci si rincorrono, le ipotesi si accavallano. Sull'attentato al centro sportivo non c'è campagnese che non abbia detto la sua. L'ultima settimana di campagna elettorale rischia di trasformarsi in un referendum sulla bomba. Su chi l'ha messa. Su chi l'ha fatta esplodere. Su chi doveva danneggiare (politicamente). E su chi doveva avvantaggiare. Gli investigatori, intanto, mantengono il massimo riserbo. Ma la bomba di matrice elettorale ha ormai convinto tutti. Prima ancora che partissero le indagini, molti parlano di ritorsione. Contro D'Ambrosio. E di riflesso, contro Luongo. A sentir queste riflessioni, i carabinieri scrollano le spalle. Gli investigatori hanno altre convinzioni. Seguono altre piste. Ma la bomba al centro sportivo ha avuto anche un altro effetto: unire il fronte anti Luongo. Giovanna Magliano (Pdl) e Roberto Monaco (centro) hanno serrato le fila. Da avversari più temuti di Luongo, si sono quasi alleati, nel caso si vada al ballottaggio. Un accordo di mutuo soccorso, hanno siglato. Il sindaco uscente, da parte sua, quasi ignora tutte le operazioni anomale e trasversali dei suoi avversari: "noi vinciamo al primo turno" ripetono nel suo entourage, già pronto a stappare le bottiglie di spumante. L'atteggiamento appare snobistico. Ma l'armata Luongo fa davvero paura.
Una "bomba" era già esplosa un mese fa. Alla consegna delle liste elettorali. Campagna ha fatto parlare di se per i numeri: sono state presentate 17 liste, per un totale di 350 candidati. Un paese di 15 mila abitanti ha eguagliato il numero di candidati di Battipaglia (50 mila abitanti). Tra liste fai da te, liste per tre minuti di gloria, si è arrivati a numeri imbarazzanti. "Non c'è campagnese che non abbia un parente candidato" spiegano in piazza Guerriero. Un esercito di politici. Chi perde, scomparirà per un pò. Chi vince, comanderà per cinque anni. Luongo resta favorito. Ma Giovanna Magliano e Roberto Monaco son diventati "nereo-rocchiani". Prima non prenderle: "difendiamoci a denti stretti, l'importante è arrivare al ballottaggio. Poi vedrete se Luongo non fa la fine di Zara, a Battipaglia". A proposito, ma qualcuno ha chiesto a Zara cosa ne pensa della bomba?

Nessun commento: