Di munnezza in munnezza - Il percolato di Coda di volpe e quello della cava Visconti


L’anno scorso, quando non si sapeva se Bertolaso avrebbe scelto Serre o Eboli per una nuova discarica, la politica locale scese in piazza: cortei vocianti, accampamenti, containers di traverso, picchetti con assessori “a capo” dei rivoltosi, per evitare che la collina di San Giovanni diventasse lo sversatoio regionale. Furono scritti fiumi di parole, si presentarono studi geologici che confermavano l’inidoneità di quel terreno per accogliere l’immondizia, si parlò di falde acquifere contaminabili, di scempio ecologico, molti si strapparono la camicia mostrando il petto ad eventuali assalti della polizia. Tutto tornò alla calma quando fu scelta Serre. Quando l’emergenza è ritornata, gli stessi politici, non hanno esitato a rimuovere containers, tende, picchetti, sbarre ed entrare nella cava Visconti, già anni prima individuata come sito di stoccaggio provvisorio, sversandovi tonnellate di spazzatura. Sui guadagni milionari della famiglia Visconti è stato impestato il paese e per fare chiarezza diamo la parola a uno degli interessati, l’avvocato Umberto:“ nel 2001 fu realizzato nel nostro terreno, un sito di stoccaggio provvisorio per accogliere i rifiuti prodotti in quel periodo. Da allora le “emergenze” si sono succedute, come le ordinanze, e i nostri amministratori non hanno saputo far altro che costruire una piramide enorme di rifiuti, lasciata al suo destino fino alla successiva emergenza, quando, come per incanto, diventava un sito di stoccaggio “provvisorio”, tenuto sotto controllo e con prelievo ciclico di percolato. Abbiamo chiuso con un lucchetto la sbarra d’accesso senza fornire la chiave ai responsabili del Comune; nessuno mai ci ha chiesto una copia per permettere il prelievo del percolato che nel frattempo fuoriusciva dalla vasca di raccolta, rendendo il sito come una bomba ad orologeria. Durante la vicenda di Serre il Comune piazzò un container per ostruire il passaggio dei mezzi al comando di Bertolaso che aveva intenzione di ospitare lì una discarica. Si, perché la discarica va bene se la fa il Comune di Eboli, non va bene se viene imposta dall’alto. Il nostro valente Sindaco salì sul carro degli ambientalisti emettendo una ridicola ordinanza di conferimento dell’intera proprietà al Comune, prontamente annullata dal Tar. Con l’ ordinanza del 9.01.08, dove si citano in maniera vaga e senza indicare alcuna fonte, delle pseudo analisi di acqua, vi è la conferma che la situazione di Eboli è lo specchio di quanto accade a livello regionale dove ancora oggi si brancola nel buio. L’assessore Infante sulla “Città” del 10.01.08 afferma che il Comune ha fatto di tutto per evitare la riapertura del sito di stoccaggio, per evitare di scavare ancora di più nelle tasche degli ebolitani. Ma quanto è costato stoccare rifiuti nella cava Visconti? Ebbene, il Comune ha destinato alla mia famiglia la bellezza di euro 8.853,41 (cifra mai incassata) come indennità di occupazione dal 01/2001 al 10/2006. Lo sa l’assessore Infante quanto sono costati i lavori per la realizzazione del sito e quanto potrebbe costare il suo smaltimento al termine dell’emergenza? La risposta alla prima domanda è più di un milione di euro, la seconda, diverse decine di milioni. Vorremmo chiedere ai politici: perché ad ogni emergenza si pensa sempre alla cava Visconti come unica possibilità e, invece, quando si discute di dove ospitare impianti di recupero e di compostaggio, i siti disponibili crescono come funghi? Il sospetto è che l’elemosina versata dal Comune non interessi a nessuno, la possibilità di fare soldi con lo smaltimento dei residui del ciclo dei rifiuti fa gola a molti, soprattutto a quelli che hanno mani in pasta”.
Ma come mai i “Robespierre dei poveri” sono scesi in campo per scongiurare il pericolo dei liquami da raccogliersi nel depuratore di Coda di Volpe, in zona litoranea, tacendo colpevolmente sul percolato che si produce nella cava Visconti, a poche centinaia di metri dal centro abitato?

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