I colori di Fabrizio - Un chicco di grano che ha dato molto frutto
“Sono un sognatore con un sogno tanto grande che il mondo non riesce a contenere. Per questo ho bisogno di girarlo tutto il mondo (…) Partire per dare una mano, per cambiare le cose, per dire “Io non ci sto”. Questo scriveva Fabrizio Mirabella sul suo blog, questo si legge nel libro “I colori di Fabrizio” che raccoglie le emozioni e le esperienze di vita del giovane architetto, scomparso nel 2006. Il 13 marzo il libro è stato presentato nell’ITIS “E. Mattei” di Eboli. Sala gremita, tanti i giovani .«Sicuramente questa è un’iniziativa di grandissima utilità – ha affermato Gerardo Rosania, consigliere regionale – Ritrovarci intorno a dei valori sperimentati intimamente, da un giovane che ha vissuto così intensamente la sua vita, deve far riflettere soprattutto noi adulti che apparteniamo ad una generazione invecchiata troppo in fretta. Una generazione che ascolta poco i giovani dai quali, a volte, bisognerebbe prendere esempio”. All’incontro erano presenti anche: Cosimo Cicia, assessore alle Politiche Sociali: «Distribuiremo il libro in tutte le scuole ebolitane, non per vivere nel ricordo di Fabrizio ma per trasmettere i suoi ideali», Massimo Cariello, assessore provinciale al Lavoro: «Conservo un prezioso ricordo di Fabrizio, della sua dedizione al prossimo, di un ragazzo che ha saputo fare dell’impegno quotidiano a tutela dei diritti e dei doveri dell’uomo, la sua bandiera. ». Tra i promotori del libro c’è Antonio Manzo, giornalista de “Il Mattino”: «Questo libro è il diario di una persona viva, che con i colori della sua vita ha consegnato a tutti il valore della speranza. ». Infine, Martino Melchionda, sindaco di Eboli: «Da settembre del 2005 Fabrizio Mirabella ha iniziato la sua esperienza lavorativa all’Ufficio di Piano del Comune di Eboli. Quello che più mi ha colpito di lui è stata la sua fiducia nel prossimo, nel futuro, nella vita: da qui il suo grande entusiasmo che trasmetteva anche nel lavoro».
Fabrizio si era laureato in architettura nel 2002, presentando il progetto di un luogo di culto per tutte le religioni. Poi il master per “Esperti in Pianificazione Urbana e Territoriale nei Paesi in via di Sviluppo” presso lo Iuav di Venezia e la collaborazione al progetto di riqualificazione di un quartiere abusivo di Praia, capitale di Santiago, isola dell’arcipelago della Repubblica di Capo Verde (Africa), dove ha vissuto per circa tre mesi.
«Era un uomo di una fede disincantata – ha sottolineato padre Ernesto Della Corte – era un ragazzo dai grandi ideali. Era un cattolico sui generis, un uomo di frontiera che non amava le appartenenze. Era un “trasgressivo”, nell’accezione più bella del termine che vuol dire “andare oltre”. Soffriva quando vedeva mediocrità e ristrettezze. E’ quel chicco di grano che caduto in terra non muore, e se muore ha dato molto frutto. Le sue convinzioni ci facciano alzare lo sguardo e cominciare a credere a qualcosa di importante». In rappresentanza della Gioventù Francescana nel 2002 va in Palestina come missionario della Cei. Sette mesi dopo la scomparsa, gli è stato conferito il premio “Frate Leone”, riconoscimento per il gifrino che si è maggiormente distinto per l’operato e per il modo di vivere la vocazione cristiana e francescana. Così lo ricordano i suoi amici: «Non si può parlare di lui come una persona che non c’è più – spiega Claudia, presidente della Gifra di Eboli – ma come di un maestro, un amico, un compagno, che ha percorso un pezzettino di strada con noi e ci ha lasciato un’eredità da far fruttificare. ». Sentito e commosso è anche il ricordo degli amici della parrocchia Santa Maria delle Grazie: «Fabrizio è il nostro passato, la voce guida del presente, la speranza del futuro – ha dichiarato Giovanni – E’ la mano amica nelle difficoltà, l’annullamento dei contrasti, la capacità di aggregazione, la voglia di sentirsi fratelli in uno sguardo.»
Fabrizio si era laureato in architettura nel 2002, presentando il progetto di un luogo di culto per tutte le religioni. Poi il master per “Esperti in Pianificazione Urbana e Territoriale nei Paesi in via di Sviluppo” presso lo Iuav di Venezia e la collaborazione al progetto di riqualificazione di un quartiere abusivo di Praia, capitale di Santiago, isola dell’arcipelago della Repubblica di Capo Verde (Africa), dove ha vissuto per circa tre mesi.
«Era un uomo di una fede disincantata – ha sottolineato padre Ernesto Della Corte – era un ragazzo dai grandi ideali. Era un cattolico sui generis, un uomo di frontiera che non amava le appartenenze. Era un “trasgressivo”, nell’accezione più bella del termine che vuol dire “andare oltre”. Soffriva quando vedeva mediocrità e ristrettezze. E’ quel chicco di grano che caduto in terra non muore, e se muore ha dato molto frutto. Le sue convinzioni ci facciano alzare lo sguardo e cominciare a credere a qualcosa di importante». In rappresentanza della Gioventù Francescana nel 2002 va in Palestina come missionario della Cei. Sette mesi dopo la scomparsa, gli è stato conferito il premio “Frate Leone”, riconoscimento per il gifrino che si è maggiormente distinto per l’operato e per il modo di vivere la vocazione cristiana e francescana. Così lo ricordano i suoi amici: «Non si può parlare di lui come una persona che non c’è più – spiega Claudia, presidente della Gifra di Eboli – ma come di un maestro, un amico, un compagno, che ha percorso un pezzettino di strada con noi e ci ha lasciato un’eredità da far fruttificare. ». Sentito e commosso è anche il ricordo degli amici della parrocchia Santa Maria delle Grazie: «Fabrizio è il nostro passato, la voce guida del presente, la speranza del futuro – ha dichiarato Giovanni – E’ la mano amica nelle difficoltà, l’annullamento dei contrasti, la capacità di aggregazione, la voglia di sentirsi fratelli in uno sguardo.»
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