Cuffiette e buona volontà - Precarietà al call center


Regola numero 1: tono della voce alto e disteso.
Regola numero 2: convincere il cliente
Regola numero 3: concludere il contratto.
Queste le regole da seguire. Questi i limiti dai quali non puoi mai uscire.
Noi siamo quelli che lavorano part time in un call center.
Cuffiette e buona volontà. Questo ci serve per lavorare. Certo poi ci sono altre cose. Per esempio il tono della voce. Bisogna sempre avere un tono pacato. Né' alti né bassi. Tono alto ma disteso. E poi bisogna convincere il cliente. “Fidelizzazione del cliente”, così ci dissero. E noi che queste parole nemmeno le conoscevamo. Ma ora che siamo qui lo facciamo. Tono alto ma disteso, fidelizzazione del cliente in corso.
Noi siamo quelli che si adeguano alle scelte dell'azienda, anche se le scelte aziendali non le comprendiamo per nulla.
Primo contratto della giornata. Percentuale sullo stipendio pari a dieci euro. Pensi che se in questo mese riuscirai a fare più di dieci contratti andrai a vedere qualche film in più al cinema, uscirai a mangiare una pizza in più con i tuoi amici, ti lascerai andare un poco in più.
Noi siamo quelli che devono fare i conti un po' con tutto.
E così ogni giorno. A seconda dei turni che ci spettano. Vuoi che sia il turno di mattina, che sia quello pomeridiano, o ahimè, quello serale. Ogni giorno siamo lì, con le nostre cuffiette difettate, con le quali sentiamo poco...ed in effetti poco c'è da sentire. Impariamo le frasi magiche, quelle che colpiscono il cliente: “stiamo promuovendo delle offerte eccezionali nella sua zona” “ con noi risparmierebbe” “con noi avrebbe questo, il mondo, il cielo e la luna.”
Noi siamo quelli che non si illudono, ma per volere dell'azienda usiamo frasi ad effetto per illudere la gente.
Abbiamo esami indietro all'università. Ci tocca studiare nelle mezze giornate, nelle sere, sul letto, stanchi, con un mal di testa di fondo che ci accompagna ma che ormai nemmeno ce ne accorgiamo.
Noi siamo quelli che danno gli esami all'università, ma i corsi non li abbiamo mai seguiti.
Abbiamo i nostri hobby. C'è chi di sera, dopo il turno di lavoro, esce con gli amici, chi legge i suoi libri, chi guarda i film.
Noi siamo quelli che trovano un tempo per tutto.
Ci indigniamo davanti alla televisione quando parlano di generazione di pigri, di nullafacenti, di eterni bamboloni. Ci indigniamo quando ci etichettano come loro vogliono.
Noi siamo quelli che non vivono di paghetta settimanale.
Ci impegniamo a mantenere tutti i nostri impegni, a costruirci da soli la nostra strada. Eppure è sempre tutto in bilico. Oggi telefoniamo per qualche azienda di cui non conosciamo nulla. Domani non sappiamo se torneremo a farlo. Ogni giorno qualcuno di noi viene licenziato. Per motivi banali, sempre. Oggi è toccato a loro. Domani, sono sicuro, toccherà a me.
Noi siamo quelli che non hanno sicurezze, e siamo costretti quotidianamente a costruire ponti per superare le difficoltà.
Un giorno proveremo a fare il salto, a liberarci di questa gioventù senza vie d'uscita per costruire qualcosa: chi nel lavoro, chi nell'amore, chi nella vita.
Noi siamo quelli che sognano a metà, oggi precari, domani...non si sa.

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