La locanda di Emmaus - Un progetto per i ragazzi a rischio


«Era stato il sogno che aveva caratterizzato la mia vita: dare una dignità a quelli che ci aspettano, a coloro che confidano sul nostro amore e sostegno, perché escano dalla categoria anonima e senza volto di chi ha bisogno, ed entrino nei cuori di tutti come sono entrati nei nostri che li abbiamo conosciuti». Queste sono le parole di Don Pasquale Incoronato, alla base del suo progetto di vita: salvare dei ragazzi “a rischio” strappandoli alla strada e alla camorra, recuperando queste esistenze sia dal punto di vista umano che sociale con attività religiose, didattiche, ludiche e sportive nel Centro di Pastorale "La Locanda di Emmaus" e presso l'Oratorio "San Domenico Savio", luoghi sottratti al degrado e alla malavita, restituiti al territorio e alla comunità. Don Pasquale, parroco di Santa Maria del Pilar ad Ercolano, responsabile della Pastorale Giovanile dell'Arcidiocesi di Napoli, docente di Teologia Pastorale presso la Pontificia Università Teologica Italia Meridionale, ha portato la sua testimonianza durante l’incontro organizzato dall’Equipe dei Giovani, rappresentativa delle varie realtà cattoliche della nostra città, il 29 marzo scorso. Ha iniziato il suo intervento con un gesto simbolico: sceso dal palco, si è mischiato tra i giovani, ha parlato il loro linguaggio, li ha coinvolti. Ha tagliato le distanze, ha spezzato i toni di una formalità spesso assordante e di poca sostanza. Esempio di una “Chiesa” che vuole parlare davvero ai giovani e che probabilmente ci riesce, se pensiamo che 80 ragazzi, “i miei scugnizzi”, come teneramente li definisce, sono stati tolti dalla strada «evitando che diventassero manovalanza della camorra». Ha raccontato alcune storie dei ragazzi di cui si “prende cura” insieme ad un gruppo di volontari: vite fatte di droga, violenza, criminalità, ma anche di esiti positivi. «Dopo la mia esperienza fatta in giro per il mondo in particolare in Spagna, con “los niños de rua” – spiega Don Pasquale – tornato ad Ercolano, ho voluto fare qualcosa anche per i miei ragazzi. Sono andato nei vicoli, in quei vicoli dove sono stato anch’io, li ho incontrati, ho giocato con loro, ho insegnato loro il catechismo, anche se all’inizio non è stato facile». La “Locanda di Emmaus”, una struttura requisita alla camorra, presa in comodato d’uso dal Comune di Ercolano, rimessa a posto è diventata un luogo per i giovani in cui «ho messo fianco a fianco i figli dell’agio con i figli del dis-agio, così tutti sono uguali, avendo una sola cosa: la cura». Don Pasquale è stato vittima di minacce da parte della criminalità organizzata: «In tutti questi anni, ho ricevuto non poche minacce. Nella mia città vivono due clan, di cui uno fa parte della mia parrocchia. Vedendo il forte richiamo che questo mio impegno aveva tra la gente, si sono sentiti in minoranza. Una volta una donna, mi disse: “Don Pasquà, tu ci servi vivo!” Questo fu un chiaro invito a fare un passo indietro. Ed io il passo indietro l’ho fatto. Ho evitato di fare denunce pubbliche, ma ho lavorato in mezzo alla gente. La lotta alla camorra la faccio, togliendo i giovani dalla strada. E’ una lotta più fine, che non appare sui giornali, più pericolosa forse, ma offrire a questi ragazzi un posto diverso dalla strada, è la sfida della Chiesa, è l’evangelizzazione della carità». Il problema dei giovani oggi, secondo don Pasquale «è la mancanza di affetto vero, la nostalgia di una carezza. Se uno non ha visto amare i genitori da piccolo, difficilmente saprà amare domani. Ai giovani manca “la cura” – ha sottolineato, facendo riferimento ad una famosa canzone di Battiato – Curarsi degli altri è bellissimo». «Cosa vuol dire “mi sarete testimoni”? Chiedetevi “dove stanno i giovani ad Eboli”, “cosa fanno”, “come vivono”. Mettete al centro Gesù e siate accanto ai vostri sacerdoti, sempre. La preghiera è importante, ma sempre unita all’azione».

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