Le mura di Paestum - Il lavoro caparbio di Marina Cipriani
All'inizio c'era l'erba. A sommergere le mura. C'erano i rami d'albero, a infilzare la storia. Lo scenario è cambiato. Grazie all'intervento della direttrice del museo di Paestum, Marina Cipriani. Le mura sono state recuperate, nel primo tratto. Cento metri, una faticaccia da maratona. L'intero perimetro è di 5 chilometri, qualcosa in meno. Il primo intervento è stato concluso. Il risultato è spettacolo puro, testimonianza antica di tre civiltà di passaggio. In principio ci furono i greci, lo sanno in molti. Poi arrivarono i lucani, i più "discreti". Quindi i romani, prima repubblicani, poi imperialisti. Ognuno di loro ha lasciato un segno. Uno strato di mura. Una strada. Una casa, un tempio, un ornamento. Testimonianze tutte diverse. Scoperte quasi per "caso", nel ripulire le mura: "testimonianze sommerse, fino a qualche anno fa" ricorda, con soddisfatto sorriso, Marina Cipriani. La dottoressa testarda, che combatte l'incuria del tempo, l'ignoranza dei politicanti e le polemiche stupide. C'era i rovi. I rami. Le erbacce. I lavori sono iniziati nel 2003. Un anno dopo il primo lotto era restituito all'antico splendore. Adesso è iniziato il secondo. Cento metri di storia, in uno scenario teatrale e magico. L'intervento precedente risale all'epoca fascista. Erano gli anni Trenta, si procedeva con modalità maccheroniche. Il lavoro odierno è iniziato da Porta Sirena, continuerà a lungo, con i finanziamenti europei e statali. L'intervento è iniziato con la catalogazione. Una sciocchezza, verrebbe da pensare, nell'era internet, dove spadroneggiano i computer. Un'altra fatica erculea, per diversi motivi: "I blocchi delle mura vanno separati. Sono di epoca diversa. Queste mura ci raccontano la storia di tre civiltà". Il paramento viene fotografato e catalogato, sul lato esterno e interno. Si scava, si cataloga e si annota. Le mura parlano, le strade antiche pure. C'è la città residenziale, a est, verso il mare. E c'è la città religiosa, tra tempietti e piccole necropoli. La prima traccia di civiltà è del VI secolo avanti Cristo. C'è una strada greca. All'interno delle mura, materiale sacro, con piccoli santuari. Ognuno adorava un suo dio. "Durante gli scavi, abbiamo scoperto dieci strati tra l'epoca greca e romana" afferma Marina Cipriani. Scavare a Paestum è come trivellare in Kuwait. Nel VI secolo avanti Cristo c'erano i greci. Nel quarto gli etruschi. Nel I secolo dopo Cristo, appaiono chiare le tracce della Roma imperiale. Ma ci sono ritrovamenti ancora più antichi: "scavo dopo scavo, ci siamo imbattuti in una capanna dell'età del bronzo". Sotto le mura di Porta Sirena, copiose compaiono le tracce dei santuari e dei suoi frequentatori: vasi in miniatura, piccoli gioielli, cosmetici. A 200 metri verso il mare ci sono le case antiche: "sono di età imperiale, sono appartamenti chic. Risalgono alla Roma imperiale. Abbiamo poche testimonianze delle case lucane". Sulle residenze greche, invece, le verifiche continuano. L'equipe della dottoressa Cipriani è composta da 4 architetti e 4 archeologici. Ci sono i neolaureati dell'Università di Salerno. Con loro è iniziato il secondo intervento, a Porta Sirena. L'architetto Voza ha puntato l'attenzione sulle mura: "sono di una spettacolarità unica. E ci dimostrano l'importanza che avevano per la difesa della città". Non solo storia, civiltà e antichi reperti. Guardando le mura recuperate a Paestum, un architetto di oggi si emoziona. La struttura strategica per difendersi dagli attacchi nemici è una lezione per gli appassionati di architettura. Ultimato l'intervento sulle mura di Porta Sirena, tra qualche anno si potrà passeggiare in uno scenario di incanto assoluto. Da Porta Sirena a Porta Aurea, la direttrice Cipriani ha un obiettivo ambizioso. Restituire alla civiltà contemporanea tutte le tracce di chi ha fondato Paestum e ne ha tramandato la storia nei secoli.
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