La permanenza e l'oblio - Dalla Grecia a noi, attraverso gli acquerelli di Enzo Paudice


Sabato 21 Giugno è stata inaugurata la mostra di acquerelli dal titolo “La permanenza e l'oblio” dell'artista ebolitano Vincenzo Paudice. Diciassette opere realizzate negli ultimi anni, appunti di viaggi in Grecia che l'autore compie annualmente, alla scoperta di ciò che resta della poleis greca. Un percorso d'amore per la cultura che guida l'artista alla ricerca della genesi della nostra stessa società. L'esperienza del viaggio e la contemplazione di questi splendidi luoghi si sublima nell'elaborazione degli acquerelli all'interno del proprio atelier. E seguendo il percorso proposto nella mostra si riscopre un mondo vivo, fatto non di reperti archeologici, bensì di testimonianze attive, di un passato sempre osservato in relazione al presente. E' questo connubio mai sciolto fra presente e passato che caratterizza in maniera iperpositiva la mostra di Vincenzo Paudice. La mano dell'uomo contemporaneo è presente sui siti di ritrovamento ma non ne sconvolge il significato, che permane indelebile nella cultura del nostro tempo, e spesso è rilegato nell'oblio, per una colpevole superficialità peculiare all'età del consumismo. Ricostruendo invisibili itinerari, le opere realizzate diventano fonte di dibattito e riflessione. I Greci furono nel corso di tutta la loro storia i grandi inventori e plasmatori delle comunità politiche. Da loro ogni società moderna attinge il seme della democrazia. Quella stessa democrazia che oggi è quotidianamente offesa, se non abiurata, in decreti legge emendati direttamente dagli scranni del parlamento. Purtroppo non sempre la storia delle istituzioni, e la storia stessa, progrede; nel caso degli eredi diretti della Magna Grecia essa è di certo regredita. Su un punto, più di altri: l'attiva partecipazione alla vita politica da parte di tutto il popolo.
Fa pensare un articolo di Giorgio Bocca pubblicato su Venerdì di Repubblica in cui il noto giornalista muove una critica aspra nei confronti dei campani, di chi difende il terreno su cui vive dai pericoli “mortali” di una discarica. Bocca scrive: “Ma cosa vogliono questi sofisti della Magna Grecia che non solo hanno permesso alla camorra di diventare governo, ma sostengono anche che sia conveniente assecondarla in questa manifestazione d'inciviltà?..” Sofista è chi punta tutto sulla retorica, fondandoci su il proprio consenso. Sofista è il demagogo. Sofista è chi parla, molte volte, sapendo di ingannare. Mi dispiace che Giorgio Bocca bolli la resistenza napoletana con tale termine. Inquadrerei piuttosto questi eventi di ribellione in un contesto di ultimo istinto di sopravvivenza delle persone: sopravvivenza fisica (è risaputo, una discarica non fa molto bene ai polmoni) ma anche sopravvivenza civile, da parte di chi ha sempre convissuto in un contesto difficile pagandone le pene e le sventure. La Campania è custode incomparabile di storia. Pithecusa, l'odierna isola di Ischia, è il più antico insediamento greco in Italia, risalente all'ottavo secolo a.C. Paestum è uno dei più importanti parchi archeologici d'Europa. La scuola sofistica ha fatto il suo corso e vive oggi nelle udienze degli avvocati e nei discorsi dei politici. Quello che invece bisogna estrapolare dal mondo greco, come oro da una miniera, è l'abitudine della democrazia, l'ampia ed appassionata dedizione alla politica. Pericle scriveva: “Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.” Basta vedere la situazione politica attuale per capire quanto importante sia il messaggio greco e quanto indietro siamo noi rispetto a quella società!

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