Non si può - Tra festa, farsa e tragedia

Non si può commemorare una tragedia in Sicilia, con sei giorni di ritardo. E dimenticare le condoglianze alle famiglie di due bagnanti morti a Eboli. Non si può dare una convenzione a due ingegneri amici, sprecando i soldi per bagnini delle spiagge libere. Non si può dire "l'inchiesta sui rifiuti è storicamente sbagliata". L'unico sbaglio, è profferir tale "bestemmia". Non si può osannare l'isola pedonale, e revocarla alla manifestazione successiva. Non si può cancellare Vissi d'Arte per i cloni di Gigi D'Alessio. Non si può dare la cultura all'assessore di Rifondazione, e mettergli il cane da guardia del Pd. Non si può promettere un cantiere in ogni quartiere il sabato prima delle elezioni e ritrovarsi dopo due mesi, senza una ruspa in azione. Non si può gongolare per i lidi che aprono, dimenticando i 250 abusi scoperti dalla capitaneria di porto a Eboli. Non si può ridicolizzare l'amministrazione con un confronto perenne con il passato. Non si può dire che è ammissibile un'impalcatura da sette anni di fronte al comune. Non si può togliere l'acqua dalle fontane del centro, lasciandole in balìa dei vandali. Non si possono perseguitare, a chiacchiere, le prostitute, per conquistare una prima pagina di giornale. Non si può dire è tutto a posto, quando ci si trova in una gabbia di leoni affamati (il Pd). Non si può scimmiottare lo sceriffo sindaco, sognando di prendere i suoi stessi voti. Non si può gestire una città, comprando la stima dei propri collaboratori. Non si può cantar vittoria sulla differenziata, con lo schifo che si vede per Eboli. Non si può dire si al neocesarismo contiano e ai rifondaroli compromissori su tutto. Non si può abbracciare una cantiere giovanile e calpestare le pari opportunità per le donne. Non si può descrivere come un genio un ingegnere che c'è costato 350 mila euro. E ci è venuto a riscaldare una minestra contiana vecchia di trent'anni. Non si può festeggiare il nulla e propagandare il vuoto d'idee. Per quella fottuta paura con il passato. Che ritorni o meno, orsù, non si può smarrir tanto decoro.

Il passato che torna - "L'incubo" dell'Assessore Campagna


Capisco e mi intenerisce la lettera che un assessore di Eboli ha inviato ai 100 passi, con cui prova a gettare un po’ di fango su colui che egli definisce “il fantasma”.
Lo capisco, perché l’insipienza di questa amministrazione (di cui la vicenda di Coda di Volpe è l’ultima, clamorosa, manifestazione!) si sta traducendo in una lunga, intensa campagna elettorale per il fantasma.
Tant’è che, si è letto sulla stampa e non è stato smentito, sembrerebbe che il Sindaco abbia chiesto ai suoi assessori di “quagliare” qualcosa, minacciando di mandarli a casa.
Per cui “l’Assessore col Fantasma” corre il rischio, lui stesso di diventare un “fantasma”.
Mi fa tenerezza, perché colto dalla fregola di “gettare fango”, si cimenta nella difficile arte dell’arrampicarsi sugli specchi che, però, sicuramente non è alla sua portata. Ma il tentativo andava fatto.
C’era bisogno di un “carneade” che provasse a dare un senso al “vuoto programmatico” dell’azione amministrativa e “l’assessore col fantasma” si è immolato.
Certo, considerando che si parte dalla vicenda Borgo, sarebbe stato auspicabile un tentativo di risposta al quesito che il “fantasma” pone negli articoli dei 100 passi di febbraio, ma che i cittadini da mesi pongono al Sindaco: perché il parcheggio interrato al Borgo?
“L’assessore col fantasma” non rispose ai cittadini nella assemblea popolare, rinviando i cittadini a parlare con i tecnici per una risposta che, invece, è tutta politica, e si guarda bene dal rispondere adesso.
Il “vuoto”, appunto.
Ma l’intervento “dell’assessore col fantasma” merita una disanima nel merito, visto che l’arrampicata sui vetri intende vestirsi del carattere di ricostruzione della vicenda politica ebolitana.
Lascio perdere, ovviamente, le ingiurie che appartengono ad una caduta di stile notevole, ma ognuno ha il suo stile e cultura politica.
Io appartengo ad una cultura, mai rinnegata o abiurata, che ritiene la politica qualcosa di alto e di nobile, per cui chi sceglie il sottosuolo come livello del confronto, va lasciato da solo, a meditare dinanzi allo specchio, per capire se i giudizi espressi su altri non calzino a pennello, innanzitutto, a se stesso.
Il nostro “assessore col fantasma” nel suo articolo fa alcune affermazioni lapidarie; su cui alcune precisazioni vanno fatte:
1) I socialisti rimasero al potere ad Eboli fino ad aprile 1993, visto che si procede per affermazioni nette anche sui dati.
2) I socialisti lasciano il comune con “40 milioni di euro di opere”, l’“assessore col fantasma” dovrebbe aggiungere un aggettivo: incompiute. Le vogliamo elencare? Palasele e Stadio Dirceu (al 60% e con un contenzioso di miliardi); mercato rionale al Molinello; Biblioteca al quartiere Pescara; sede comunale al quartiere Pescara; ricostruzione del Centro Storico (il cui progetto appartiene ad una giunta della quale i socialisti erano fuori!); recupero municipio vecchio a S. Francesco; mercato ortofrutticolo di San Nicola Varco ecc.ecc.ecc.ecc….!!! L’“assessore col fantasma” dimentica inoltre di ricordare che nel 1993, quando i socialisti andarono via, il comune di Eboli aveva 15 miliardi di euro di debiti (quelli si c’erano tutti, altro che il “buco” del 2005 di cui anche l’assessore col fantasma ha favellato, salvo essere smentito dai revisori dei conti!) tant’è che la Giunta Morrone nel 1994 dovette dichiarare il dissesto finanziario (non certo per debiti suoi!) dal quale siamo usciti nel 1999 con la citazione sul “Sole 24 ore”. A queste andavano aggiunti circa 5 milioni di euro di debiti fuori bilancio conseguente a contenziosi persi.
3) 250 alloggi post ricostruzione. “L’assessore col fantasma” forse pensa a quelli col tetto in cartone compresso e senza fognatura su cui, per sistemarli, sono stati spesi fra il 1996 ed il 2004 oltre 1,6 miliardi di euro, e che dovevano servire per eliminare i prefabbricati che già da 10 anni avrebbero dovuto scomparire. Ma nel 1996 erano ancora lì, col proprio senso di degrado e col proprio popolo di esseri umani dimenticati. E per cancellare quella vergogna, anche questo è un dato che andrebbe ricordato, sono stati realizzate fra il 1996 ed il 2004 oltre 200 alloggi tutti assegnati con graduatorie. Oggi i prefabbricati non ci sono più!
4) Scuole e asili nido, “l’assessore col fantasma”, forse, fa riferimento anche agli asili nido voluti da una consigliera comunista negli anni cinquanta ed a cui è intestato un parco giochi (oggi chiuso da questa amministrazione per fare un parcheggio, su cui già nel 1993 si persero circa 3 miliardi di lire, alla faccia della attenzione verso i bambini!). Ma forse “l’assessore col fantasma” fa riferimento al secondo edificio V. Giudice in piazza, che gli ebolitani dovettero difendere, facendolo vincolare, da chi (i socialisti?) volevano buttarlo giù per fare un parcheggio? E che nel 1996 era ancora rudere. Oppure alla scuola Longobardi al quartiere Pescara usato come reparto di ortopedia, che nel 1996 era ancora un rudere (alla faccia dell’interessa verso le periferie!). O forse, “l’assessore col fantasma”, vuole fare riferimento ai circa sette miliardi di euro spesi fra il 1996 ed il 2004 per sistemazioni scuole (e già che c’è potrebbe spiegare perché non si ricostruisce la scuola elementare al Borgo. Sempre per l’attenzione ai quartieri?). O forse si vuol ricordare gli asili di quartiere, la istituzione delle mense scolastiche, o i libri gratuiti sempre istituiti fra il 1996 ed il 2004?
5) La rete fognaria ed idrica. Forse “l’assessore col fantasma” voleva far riferimento ai quartieri non serviti e che oggi lo sono perché con il “fantasma” sono state realizzate centinaia di km di rete idrica e fognaria, sono state sistemati tutti i serbatoi, sono state realizzati gli anelli della rete di adduzione per poter razionalizzare la distribuzione dell’acqua, sono stati eliminati sette pozzi su otto per migliorare la qualità dell’acqua nelle case, si è sistemato il depuratore di Serracapilli e si è avviato il discorso sul depuratore della zona industriale!
6) Illuminazione pubblica: qui forse l’assessore col fantasma fa riferimento ai circa 10 milioni di euro fra il 1996 ed il 2004 per dare luce al Centro Antico, all’Epitaffio, a Casarsa, a Serracapilli, a San Giovanni, a Fontanelle, a Grataglie, a via Mirabella, a Taverna Nova, a Santa Cecilia, alla litoranea, all’area industriale, all’Aversana, a Torre dei Rai e anche qui ecc.ecc.ecc.ecc…….
7) Legge sulla ricostruzione, qui “l’assessore col fantasma”, farebbe bene a chiede alla dott.ssa Bozzi, responsabile ministeriale della legge 219/81, perché non volesse parlare più con il comune di Eboli (agosto 1996: “Eboli è l’unico comune di Italia, cui sembra che io voglia dare i soldi e quello me le ritorna!”) e i quali interventi fossero stati realizzati fino al 1996. Poi potrebbe controllare dal 1997 al 2003 come mai il comune di Eboli è quello maggiormente premiato in sede di riporto dei fondi.
8) Il PUAD, qui “l’assessore col fantasma”, ammette un fatto, comunque importante: al 2005 le assegnazioni dei lotti sulla spiaggia erano state fatte. Bisogna semplicemente dire agli assegnatari di partire con i lidi. E’ stata fatta altra scelta dalla attuale amministrazione, perdendo tre anni! E comunque, “l’assessore col fantasma” potrebbe rispondere alla domanda che da tre anni viene rivolta alla sua amministrazione, senza ottenere risposta: ma i lidi che dal 2005 aprono sulle nostre spiagge sono tutti in regola? Domanda semplice semplice caro “assessore col fantasma”!
9) PRG, qui emerge la vocazione “tafazziona” “dell’assessore col fantasma”, il quale dimentica che il PRG di Eboli diventa operativo nel dicembre 2004. Spettava alla attuale amministrazione adottare i particolareggiati. Non ne è stato adottato neanche uno. Neanche quelli di servizio (zona ospedaliera?) di competenza del Comune. In compenso viene smantellato l’ufficio di piano, si fa una variante inutile dopo tre anni di litigi giusto per aggredire la zona agricola, consentire le seconde case nella fascia costiera (a proposito del tipo di sviluppo turistico) e sistemare qualche “birichinata” (sottotetti?). “L’assessore col fantasma”, ovviamente dimentica di dire che il vecchio PRG era datato 1972 ormai inutilizzabile e che, di quello, era stato approvato un unico particolareggiato “all’assessore col fantasma” l’onere di scoprire quale zona interessasse. E parlando di PRG, “l’assessore col fantasma”, ci potrebbe raccontare anche la storia dei progetti di finanza in variante e del perché quelli coerenti col PRG non vengono approvati.
10) Sul PIP, anch’esso datato 1972 prima della nuova adozione, sarebbe interessante che “l’assessore col fantasma”, ci spiegasse come funziona l’art.17 del regolamento. Da quando tempo non si fa un bando? Ma soprattutto omette di spiegare come mai, nell’area industriale, dal 1972 erano sorte case di tutti i tipi per cui non una fabbrica era in condizione di sorgere.
11) Sulla Multiservizi, “l’assessore col fantasma”, non spiega come mai Eboli è stato uno dei pochi comuni che ha stabilizzato tutti i suoi LSU (oltre 120!) e come mai alla Multiservizi non sono stati passati tutti i servizi previsti dalla delibera del Consiglio Comunale del 2004: mense scolastiche, illuminazione pubblica, nettezza urbana, manutenzione del verde, organizzazione eventi.
12) Sugli abbattimenti “l’assessore col fantasma” raggiunge il massimo dell’autolesionismo. Io mi limiterò a chiedergli fra gli anni settanta e gli anni ottanta, mentre sul demanio si costruivano 472 case abusive (quelle a monte della litoranea sono migliaia!) possibile che il Comune non ha visto? Il progetto di riqualificazione dell’area c’era: il piano della Costa del Sele, coi comuni di Pontecagnano, Bellizzi, Battipaglia e Capaccio. Sono io che chiedo che fine ha fatto quel piano redatto dal prof. Forte! Nel frattempo su quell’area sono state realizzate: l’illuminazione pubblica, la pista ciclabile, la riqualificazione delle aree liberate dagli abusivi, l’intervento sulla “casina rossa”. O “l’assessore col fantasma”, addetto alle opere pubbliche, si è sognato di averle fatte lui quelle opere per circa 10 milioni di euro?
13) Sugli alloggi nel centro antico “l’assessore col fantasma”, dimentica da dove parte quel progetto. Dal 1996 al 2004 quelle case, il cui progetto era già esecutivo, sono state costruite e oltre 52 alloggi già venduti. Oggi l’amministrazione si trova un centro antico che è in piedi. Nel 1993 era un rudere abbandonato. Si ritrova le chiese aperte al culto; nel 1993 San Nicola era chiusa, Sant’Antonio era chiusa, S. Cosimo piccola era un rudere e, volendo parlare di antichità, San Vito al Sele era un rudere. San Lorenzo era un rudere, la salita Ripicella era semi distrutta, le strade erano murate, la pavimentazione era divelta, c’erano, ancora, i ruderi della seconda guerra mondiale, le strade erano buie, non c’era acqua, non c’era la fogna, non c’era il metano. Oggi c’è una risorsa che sta decollando.
14) Sulle case del Borgo (ex Forte Apache) “l’assessore col fantasma” e senza memoria, dimentica di dire che quei fondi erano vincolati a quegli alloggi; che quell’intervento ha consentito di risolvere in via definitiva il problema dei prefabbricati che i socialisti avevano lasciati in eredità. La piazza non è stata realizzata semplicemente perché si attendeva il lavoro di ristrutturazione di Forte Apache, completato nel 2004. Ma se “l’assessore col fantasma” si guarda le carte della programmazione troverà la voce. Piuttosto “l’assessore col fantasma” dovrebbe rispondere al quesito posto in un'altra lettera sui 100 passi: perché i semafori di via Paparone non sono stati accesi?
15) Infine “l’assessore col fantasma” parla della unità della Sinistra, senza precisare di quale sinistra parli. Quella che nel 2006 si candidò alle politiche con Berlusconi? Quella il cui segretario Veltroni ha precisato non essere un partito di Sinistra? In realtà dal 1996 in poi i socialisti si sono autoesclusi, perché non condividevano il programma della sinistra al governo, tant’è che si sono presentati con candidati propri alla carica di Sindaco (debbo ricordare i nomi?).
Allora concludo permettendomi di regalare un consiglio “l’assessore col fantasma”: semplificare con slogan una vicenda politica amministrativa è cosa riduttiva ed appartiene alla miseria della politica.
Bisognerebbe informarsi prima di esprimere valutazioni.
Altrimenti si corre il rischio di continuare a fare la campagna elettorale a quel fantasma che si aggira per Eboli, il quale potrebbe diventare il peggiore “incubo” per “l’assessore fantasma”, che potrebbe ritrovarselo Sindaco di Eboli.
Medita Assessore, medita.

‘O sceriff’ e a’ fressolla - (ovvero la legalità in salsa ebolitana)


Il nostro “sceriffo con la fascia tricolore” stava dormendo sul tetto del municipio. Per meglio vegliare sugli ebolitani. Col cappello calato sugli occhi e la mano sul calcio della sua “colt 45”. John Wayne a suo confronto avrebbe fatto la figura del “puveriello”.
Stava sognando di cavalcare il suo nero stallone “Furia cavallo del west” e (come facevano i “cow boys”quando spostavano le mandrie di vacche) di radunare interi gruppi di “marocchini” e, sparando in aria, di spingerli verso i confini con il “Messico” (nel caso nostro Capaccio!), guadando il fiume “Colorado” (nel caso nostro il Sele!). Nel frattempo a 10 km di distanza un “marocchino” litiga con un rom; perde la pazienza e gli suona una “fressolla” sulla testa.
Il suono è spaventoso! Qualcuno ha parlato di “esplosione atomica” forse, ha sostenuto un nostalgico naziskin, se recuperassimo le teorie del Lombroso per capire cosa c’è nella testa di un rom, capiremmo quell’incredibile fenomeno acustico.
La gente della Piana svegliata di soprassalto si rintana in fretta e furia nei rifugi anti – atomici, appositamente costruiti. Certo hanno dovuto parlare di “annessi agricoli”, perché un PRG firmato “Giuseppe Stalin” ne proibiva la costruzione (meno male che ora l’hanno “variato”, se no manco le “torri gemelle” all’ingresso di Eboli si potevano fare!). Certo qualcuno ha esagerato: due o tre piani, sette o otto stanze. Ma se uno deve rifugiarsi in pieno attacco atomico, almeno consentiamogli di stare comodo! Quante storie! Subito arriva il “fantasma”, quello che turba i sonni dell’assessore, e parla di abusivismo. Meno male che neanche il suo partito parla più, preso com’è a trasformare una cifra, “777” (non è la marca di preservativi; è il numero di voti presi dalla sinistra il 13 aprile), in un grande successo. (Sembra che qualcuno abbia proposto di aggiungere due 7 a quella cifra, ma poi si è arreso, perché gli elettori ebolitani risulterebbero inferiori a quel numero).
L’esplosione “r’ a fressolla” sulla testa del rom, sveglia lo sceriffo. È costretto a interrompere la “transumanza” dei “marocchini”; cade di sella (porta male! E se cadesse dalla poltrona?); “Furia” s’impenna. Un casino, insomma.
Lo sceriffo s’incazza: adesso basta! Sti’ marocchini hanno rotto i “coglioni”!
Detto fatto! Afferra la “45” a inchiostro liquido e in nottata stessa partono le “missive” per il Ministro dell’Interno, il Presidente della Giunta Regionale, il Prefetto, il Questore, il Comandante dei carabinieri. Qualcuno si è chiesto se la lettera fosse indirizzata anche all’esercito, ma quello è il “fantasma” dell’assessore, quindi non fa testo. Più preoccupante è il “coinquilino” al Comune, che si è chiesto se la lettera fosse stata spedita anche all’ONU.
Il contenuto del messaggio è netto, come s’impone a “Wyat Earp” (sfida all’OK Corral!): decine di marocchini, ubriachi, hanno aggredito gli operai del cantiere, con l’evidente intento di bloccare lavori di primario interesse (il GACP che così faticosamente stiamo cercando di spacciare per un Centro Commerciale!). Intervenite subito e sgombrate “l’accampamento marocchino” (S. Nicola Varco). A Salerno si spaventano: ma vuoi vedere che ha rifatto il suo sogno ricorrente, quello in cui guida l’assalto alle prigioni del paese, per prelevarvi i 10 marocchini imprigionati per aver bevuto una birra, ed in attesa del giudice, e farsi giustizia da se con la “corda ed il sapone”, come avveniva a “Tomstone” nel vecchio West!
Ma lo “sceriffo con la fascia tricolore” non può rimettersi la fascia, sarebbe quella breccia che tanto aspettano. A partire dai componenti della sua maggioranza. Non vuole fare come il collega salernitano, che è stato “paccariato” da una “puttana”.
E allora si ritira in meditazione. Qualcuno giura di averlo visto sul tetto del municipio nella posizione yoga del “fior di loto”, quasi ad estraniarsi dal mondo. Due giorni e poi un urlo sconvolge il quieto andamento della vita ebolitana: “Ho trovato!”.
Ancora una volta, rapida come la folgore, nella mano dello “sceriffo con la fascia tricolore, compare la “colt 45 - biro blu a inchiostro liquido” e stavolta è un’ordinanza. Destinataria: “a puttana” che “paccarea” gli sceriffi.
Un colpo di genio! Quella “paccarea” lo sceriffo salernitano, e quello ebolitano le lancia una pubblica sfida, da tenersi all’alba, sulla litoranea di Eboli. La gente è già sui bordi del marciapiedi per assistere al duello!
Quando si dice “tenghe ‘e palle”!
L’ordinanza è precisa: vale per tutto il territorio comunale ma innanzitutto per la litoranea dove è stata avvistata la pericolosa “puttana”. Chi si ferma con l’auto per trattare “prestazioni sessuali” è punito! Chi manifesta l’intenzione di prostituirsi è punito! Chi offende il comune senso del pudore col suo modo di vestire è punito! Certo i soliti cavillosi non mancano mai. Puntuale arriva il “fantasma dell’assessore” a rompere:
1) ma i papponi, i protettori, gli sfruttatori, che fine hanno fatto? Ma noi siamo sceriffi mica factotum. Una cosa alla volta!
2) Ma se uno si ferma con la bicicletta, viene multato? No, quelli sono marocchini e lì interveniamo col decreto Maroni. Con la Mercedes e i Suv è gente del posto.
3) Ma per sapere se uno si è fermato per trattare il prezzo come si fa? Il vigile si avvicina, bussa al finestrino e, toccandosi la tesa del cappello, chiede: “scusi, lei sta trattando una prestazione sessuale?”
E se per caso quello è il fidanzato della ragazza “che quindi non è una puttana” gli risponde: “e tu chi sì?” Niente paura! Pare che l’assessore alla sicurezza (vi giuro che c’è. Lo so che nessuno se ne è accorto, ma è solo per distrazione!) abbia già provveduto: ogni ragazzo che viene sul territorio ebolitano, deve munirsi di apposito documento su cui debbono essere impresse le impronte digitali della propria fidanzata. Nel caso da manuale di cui sopra, al vigile basterà confrontare le impronte del documento con quelle della ragazza con cui il tipo stava parlando e tutto si chiarisce.
Due piccioni con una “fava” (è il caso di dire): da un lato possiamo dire “Maroni ci fa un baffo!”; e dall’altra un ulteriore ammiccamento alla chiesa: altro che coppie di fatto. Ad Eboli manco i tradimenti fra fidanzati saranno possibili: tolleranza zero!
4) e se i vigili trovano una ragazza in bikini, che da un campeggio della litoranea sta scendendo in spiaggia per il bagno? E se la sera i vigili fermano un gruppo di ragazze che passeggiano sulla pista ciclabile in minigonna e top? Che fanno, le fermano e le multano per oltraggio al pudore? O chiedono “scusi, ma lei è una puttana? Ci sembra che ancheggi troppo ed ha messo troppo rossetto!” Lì vicino potrebbe esserci il padre, o il marito, o il fidanzato. E se anch’essi sono per la “tolleranza zero?”. Niente paura, anche qui l’assessore alla sicurezza, ormai un protagonista, sta prendendo le opportune contromisure. C’è chi giura di averlo già visto! Presto sotto la targa con la scritta “Marina di Eboli”, verrà posto un cartello riportante il seguente Avviso: “ è fatto obbligo per le donne che passano o sostano sul territorio di Eboli, anche per fare il bagno, indossare il burka integrale in ogni apparizione pubblica! Ogni inottemperanza sarà punibile con la lapidazione”.
E poi diteci che non siamo una terra “multietnica”: abbiamo assunto usi e costumi islamici. Cosa volete di più? L’unico problema, sembra, è rappresentato da lei, “’a puttana” dallo schiaffo facile che, appresa l’ordinanza, sta cercando lo “sceriffo ebolitano” con la fascia tricolore. Ma niente paura, il solerte assessore alla sicurezza ha già provveduto per la scorta armata (4 contractor reduci dall’Iraq. Mica siamo scemi! Del resto un convenzionato in più o in meno… l’unico problema è sempre lo stesso, quale tessera debbono avere in tasca i pistoleri?
Povera Eboli!
S’i fossi foco arderei l mondo

La gente e la politica - Una giornata di follia


Arrivando a Battipaglia spesso ci chiediamo, ma la casalinga battipagliese, il professionista del posto, l'impiegato stressato, il collega fannullone, l'operaio fordizzato, a cosa pensano nelle loro due ore quotidiane, immersi nel traffico? E non immaginiamo un eventuale guasto all'aria condizionata in macchina, cosa provochi. Ma ai politici battipagliesi non frega un tubo del traffico. Il problema sono i numeri oscillanti della maggioranza spuria.
Considerato che il decreto Pinochet tra un pò bandirà le intercettazioni telefoniche, proviamo a immaginare la faccia dei battipagliesi, verdi più di Hulk, mentre cercano un parcheggio, in "periferia", se dovessero ritrovarsi tra le mani le telefonate registrate dei politici locali.
Immaginate una casalinga senza messa in piega, con il figlio che ha spaccato la sedia sulla schiena di un compagno di scuola, mentre legge una richiesta del sindaco Barlotti ai suoi alleati: "per piacere, tenetemi a galla, sono il vostro sindaco, non possiamo tornare a votare dopo un misero annetto". E immaginate l'avvocato abbandonato da un cliente danaroso, scippato da un collega più furbo, che ha appena perso una causa in tribunale, non ha nemmeno i soldi per la benzina, e legge degli inciuci nel partito Democratico...se il segretario andrà ad Antonio Cuomo e Vito Santese o ad Egidio Mirra e Salvatore Anzalone? Mettetevi nei panni degli utente dell'ufficio postale più mediorientale d'Europa. Sti poveri cristi in fila saranno lacerati dal dubbio se è più intelligente Egidio Mirra a sostenere il sindaco e o più furbo Santese a voler archiviare Barlotti?
Proviamo a sondare la fantasia di un bambino. Tra una rappresentazione dei fratelli Ferraiolo e la politica battipagliese, noterà una differenza? Certo, i battipagliesi avranno pure un sacrosanto tentennamento laico: "o maronna mia, ma com'è, abbiamo votato Berlusconi e il sindaco Barlotti governa con Veltroni?".
Fatta salva la Madonna, si salvi chi può. Nella zona del Cdr, soprattutto, dove si impazzisce per i cattivi odori. Il direttore ha avuto qualche problema giudiziario, le ecoballe sono sempre fuori, comanda ancora Bertolaso, nonostante le porcherie venute fuori dalle intercettazioni. Ma cari politici, di quale speranza devono morire i cittadini vicino al Cdr? Qualche volta si torna a parlare di urbanistica, roba da fili ad alta tensione. Battipaglia è stata costruita con i piedi. E' la negazione di tutti i libri di architettura. Sacco dopo sacco, è un ammasso di case. Da affaristi senza gusto. Ma tra un convegno sul turismo e una barzelletta di Schettino, qualcuno ha notato una difformità? In litoranea sono chiuse le discese comunali a mare. Non ci passa nessuno. Neanche l'ambulanza. In caso di sos, chiamate l'elicottero. Tra abusi privati, iper perdonati, e cretinate politiche, il mare di Battipaglia si tinge di giallo fogna tra l'idrovora del Lago (divieto di balneazione) e la foce del Tusciano (divieto pure qui). Il premio Lele Mora va a chi si è costruito la piscina. Non per se e per i familiari. Ma per i bagnanti, in riva al mare. Uno va a mare, ma fa il bagno in piscina. Se i battipagliesi non vogliono essere divorati dagli eritemi non hanno scelta. Bagni al cloro, un'estate da ipertensione. C'è una novità, però. Un dibattito, in consiglio comunale, è stato concluso. L'ospedale unico tra Eboli e Battipaglia si farà. I due doppioni vanno eliminati. Speriamo passi pure la paura che, per una visita oculistica, si prenda prima la pensione. I battipagliesi storcono il naso, l'ospedale unico non nascerà domani. E già immaginiamo la guerra civile per il titolo da dargli. A chi lo dedicheremo, l'ospedale unico? A Matteo Ripa o a Ferdinando di Borbone? E come verranno distribuiti gli straordinari e le promozioni politiche? L'ultrà di Eboli o Battipaglia potrà scegliere se ricoverarsi nel padiglione battipagliese o nell'ala ebolitana?

Il Pensiero unico al comando - Barlotti in stato confusionale


E poi dicono che il pensiero unico, ossia il propinare costantemente le medesime ricette - da anni rivelatesi fallimentari - per gli stessi problemi, è solo una critica inventata dei soliti pazzi comunisti. Si pensi alle lunghe ed interminabili discussioni consiliari sul bilancio di previsione 2008. Il quadro è questo: c'è un sindaco di destra che, dopo aver accusato il PdL di averlo ricattato per ottenere interessi personali e/o di partito, è attualmente appoggiato da qualche consigliere dissidente di AN e qualche consigliere delle civiche di destra o con un passato in partiti di destra, mentre viene fortemente osteggiato dalla coalizione di destra che intanto ha imbarcato quello che era un candidato sindaco sostanzialmente di destra (Zara), e suoi pretoriani annessi e connessi. Praticamente il centrodestra battipagliese, al timone da 15 anni, era praticamente imploso su sé stesso, nonostante ben 26 consiglieri di aree politiche omogenee. Tuttavia implosione non vi è stata, poiché il PD ha deciso di concedere il proprio appoggio ad un sindaco transfugo ed in stato confusionale, ad un gruppo di consiglieri che appare un'accozzaglia non ben amalgamata, ad una giunta politicamente piatta. Non c'è da sorprendersi, oramai da anni le dirigenze ex DS - anche sul piano locale - hanno perso quelle grandi abilità di elaborazione autonoma e alternativa del pensiero politico, ed è quasi scontato che riescano a far pensare che la rovina di una città sia un anno di commissariamento, e che la finanziabilità di progetti di intervento a mezzo fondi UE si misuri sui tempi brevi di presentazione, e non in termini di concertazione sovracomunale, di compatibilità socio-economica con il territorio o di serietà dei controlli. Così si butta il fumo negli occhi, per sostenere un governo comunale e il suo bilancio. Bilancio che sta monopolizzando le sedute del Consiglio, con il PdL che fa ostruzionismo risibile (50.000 euro in meno per le divise dei VV. UU.), anche se il pudore politico consiglierebbe di pensare che il Comune in pre-dissesto finanziario lo hanno lasciato loro, e con il PD che non si accorge di dover paradossalmente difendere e avallare i fallimenti della destra. Così, in Consiglio vige il pensiero unico: sperpero e malagestione di danaro pubblico, tanto poi il pareggio di bilancio si ottiene con tagli e controtagli, e ciò innesca il circolo vizioso della perenne crisi finanziaria; ricette praticate da anni dalla destra battipagliese, ed ora propinate dalla nuova alleanza PD-Barlotti. Così, nessuno, soltanto noi pazzi comunisti, vorrebbe chiedere agli strepitanti Zara e Motta, a Barlotti e Guzzi, a Terribile e quant'altri: Ma la realizzazione dell'area PIP, finanziata con 9 milioni di euro, che fine ha fatto? Come si fa a far andare in prescrizione diritti di incasso per più di 10 milioni di euro? E visto che i residenti delle zone di Via Olevano e di Via Turco chiedono insistentemente lavori di rifacimento, si sono controllati i risultati dei lavori di manutenzione straordinaria aggiudicati da una ditta di Montecorvino poco più di un anno fa al costo di più di 300.000 euro? E perché dobbiamo scoprire che che si devono spendere più di 100.000 euro per consulenza riguardante il tanto vantato D.O.S. (Documento di Orientamento Strategico, in cui vengono dipanate "le linee di sviluppo strategico dell'ente"), il che equivale a dire che una ditta di chissà quale parte d'Italia deve dire ai nostri politici quali sono le potenzialità di sviluppo della loro e nostra città! Di certo, qualche sommetta di quelle elencate avrebbe fatto molto comodo alle tante giovani coppie battipagliesi che sono state escluse dalla graduatoria per il sostegno all'acquisto della prima casa…mentre costruttori, speculatori sui fitti, banche, finanziari e qualche usuraio hanno qualche motivo in più per gioire!

Una domenica tragica - Alì e Arduino morti per niente


Bastava chiedere scusa, abbiamo sbagliato. Il servizio doveva partire prima, sincere condoglianze. Vi possiamo portare qualcosa, potete alloggiare in quest'albergo. Questo dovrebbe fare un sindaco, di fronte alla tragedia del 15 giugno. Alla famiglia Candela, nessuno ha portato assistenza. Sarà che sono di Avellino, che non votano in zona. Erano in lutto per la perdita del figlio Arduino. I coniugi Candela. Quanto basta per smuovere l'intera macchina comunale. Sono rimasti in riva al mare, per quattro giorni. Su una spiaggia sporca, in un indecente biglietto da visita. Si fosse fatto vivo qualcuno? Tutti impegnati a festeggiare, l'ebete successo del concerto di San Vito. Quattro giorni in riva al mare. Nessun politico si è mosso.
Ci fosse stato un bagnino, un pattino, una tavola di legno, una fune chiodata. Arduino Candela sarebbe ancora vivo. Niente. Sulla spiaggia libera di Eboli si muore per niente. Il servizio bagnini è stato sospeso. Tre anni fa. I soldi sono finiti per uno studio che non salverà vite umane.
La famiglia di Arduino è stata a Eboli per quattro giorni. Ad aspettare che il mare gli restituisse il figlio. Non si è visto un vigile urbano, in zona, un assessore, un consigliere comunale a rappresentare il comune. Nessuno. Il sindaco ha preferito altro. Nella domenica più tragica per Eboli, in cui tutta l'Italia ci ha puntato i riflettori addosso. Il sindaco è rimasto rintanato, nella sua torre d'Avorio. A Eboli centro, a brindare al concerto di Riccardo Fogli. "Mamma mia, quanti ebolitani, saranno 100 mila, ne ho visti 200 mila. Abbiamo restituito la piazza agli ebolitani.Quattro giorni sotto il sole e il vento. Distrutti dalla perdita di un figlio. Uno strazio nel dramma, per la famiglia Candela. Una vergogna per tutti gli ebolitani, l'assenza dei "nostri" politici.Il sindaco e i suoi assessori. Così sgomitanti, alle processioni, al 2 giugno in piazza. Così pronti a spararsi le pose, a versare lacrime retoriche. Non è sceso nessuno, a mare. A stringere la mano alla famiglia Candela, a portare un pò di conforto. Ci son volute 48 ore, perchè dalla torre d'avorio uscisse una dichiarazione. "Siamo addolorati, le nostre condoglianze alla famiglia...". Dopo due giorni, il sindaco si è ricordato. Sono morti due ragazzi a mare, a proposito, facciamo un comunicato? Siamo addolorati, ma restiamo qui, in comune, con i condizionatori accesi, con lo spumante nei bicchieri. Imbarazzante sarebbe stato, una visita a Campolongo? E certo, signor sindaco. La spiaggia senza bagnini, l'arenile fetido e sporco, le prostitute sparse ovunque, villa Falcone chiusa e senza i vigili promessi. Con due morti che hanno chiesto aiuto. Alì e di Arduino. Nessuno ha avuto il coraggio di ricordarli. Due morti annegati sotto gli occhi dei bagnanti indignati. Due ragazzi affogati in un mare per nulla agitato, ma con una corrente caina. Perchè i soldi per salvare loro, altrove sono stati destinati. Un sindaco addolorato a Campolongo sarebbe sceso. Melchionda non si è visto. Un vigile urbano nemmeno. In compenso c'erano i carabinieri e la capitaneria di porto. C'erano i bagnanti degli altri comuni, a dare conforto ai Candela. Per una tragedia non ci sono scuse che reggano. Ma rintanarsi impacciato, nel comune degli eletti trasformisti, una scelta più triste, non poteva riuscire a Melchionda. Proviamo tristezza noi per lui, il sindaco che si aggrappa alle bugie "i bagnini li abbiamo sempre messi", una classe dirigente da faccia di schiaffi. Un assessore, un usciere, un messo comunale. Ci fosse stato qualcuno che si fosse sentito in dovere. Di chiedere scusa, di fare le condoglianze. Di dare una pacca sulle spalle, di fare silenziosa compagnia, a una famiglia straziata dal dolore, per un figlio perso tra le onde, per un bagnino che non c'era, per un ragazzo restituito, dopo quattro giorni di solitaria attesa.

Il lancio della busta - Lo sport più praticato in città


Un’estate al mare… in un mare di rifiuti. Sabato 21 giugno 2008, ore 10.30. Provinciale 175, litoranea per tutti. Siamo alla Marina di Eboli. Chi viene da Battipaglia e si dirige verso Agropoli può “ammirare” alla propria sinistra distese di rifiuti indifferenziati: televisori, materassi, tavoli, indumenti, stracci, bombolette spray, cartoni, cassette di legno, rifiuti organici, plastica e chissà cos’altro. Siamo i migliori in Italia, ha detto qualcuno a Eboli, dopo un mese di differenziata. E poi dice che la Lega vuole l’indipendenza dal sud. In questo caso, a ragion veduta.
Parte ufficialmente la bella stagione. Armati di pinne, fucile ed occhiali, i primi turisti che vogliono trascorrere le agognate vacanze nella “riviera ebolitana” son rimasti abbagliati da attrazioni paradisiache. Il luccichio del mare cristallino è il primo pugno allo stomaco. Le nostre acque saranno un giorno (chissà quando) rese balneabili dal depuratore di Coda di Volpe, ormai invaso da 20 mila ecoballe, molte percolanti e sventrate. Secondo impatto. Le isole di spazzatura, altro che ecologiche, ammassate ai margini della strada. Lungo la fantomatica litoranea, strada di commercio estero e sesso a pagamento. A luccicare, infatti, non è solo l’acqua del mare (per 600 metri c’è il divieto di balneazione, i turisti sono stati informati con i cartelli obbligatori?) ma anche il variegato stuolo di prostitute che, in pieno giorno, tra i vari spartifuoco della pineta, si offrono ai clienti. E gli annunciati controlli? La lotta alla prostituzione? Gli ispettori ambientali comunali che dovrebbero affiancare i vigili urbani? Il distaccamento dei caschi bianchi in litoranea? Le “dure sanzioni amministrative per coloro che smaltissero i rifiuti in modo non autorizzato”? Quella del 5 maggio è stata per Eboli una data storica. Finalmente è partita la raccolta differenziata. Il 5 giugno è arrivata la grande bufala sulla differenziata: “Siamo alla soglia del 66% di rifiuti differenziati in un mese” ci fanno sapere dal comune, in tono fiero…ma alla Marina di Eboli appare evidente la vittoria di Pirro. Proprio in occasione del solstizio d’estate, tra la litoranea di Eboli e la provincia di Napoli non c’è differenza a occhio nudo. Un ammasso di rifiuti ovunque, dove il lancio della busta “rifiutata” è diventato lo sport preferito degli incivili residenti. Uno spettacolo indecente. Sulla provinciale 175 (litoranea) da foce Sele alla zona Lago, ogni 200 metri, ma anche meno, si avvistano cumuli di spazzatura. Per non parlare della pista ciclabile, adatta ai carrarmati dell’esercito persanese, e l’area degli abbattimenti, abbandonato di giorno, parco dell’amore di notte. Se la Marina piange, il centro della città ha punti davvero critici. Il lancio del rifiuto dal finestrino dell’auto è in voga lungo la statale 19, che collega Eboli e Battipaglia. Ai piedi della salita di San Cataldo. Sabato 21 giugno, vergogna tra le vergogne, è stata incendiata la spazzatura di fronte la caserma dei carabinieri, in via Serracapilli. Sono dovuti intervenire i vigili del fuoco, per domare le fiamme. Da Palazzo di Città arriva notizia che partiranno i controlli dei vigili in quad (quadriciclo) sulle spiagge ebolitane e tra gli spartifuoco della strada litoranea. Controlli che si intensificheranno nei mesi di luglio e agosto. Aspettando i bagnini sulle spiagge libere, per evitare altre tragedie, siamo in attesa di capire se, oltre alla Tarsu aumentata del 15%, non solo i commercianti ma anche i cittadini, dovranno pagare i sacchetti della differenziata. In uno scenario angolese (con tutto il rispetto per l’Angola), diventa assai difficile intonare il motivetto più inflazionato: “Per quest’anno, non cambiare (possibilmente)… stessa spiaggia, stesso mare (purtroppo)!”.

Le mura di Paestum - Il lavoro caparbio di Marina Cipriani


All'inizio c'era l'erba. A sommergere le mura. C'erano i rami d'albero, a infilzare la storia. Lo scenario è cambiato. Grazie all'intervento della direttrice del museo di Paestum, Marina Cipriani. Le mura sono state recuperate, nel primo tratto. Cento metri, una faticaccia da maratona. L'intero perimetro è di 5 chilometri, qualcosa in meno. Il primo intervento è stato concluso. Il risultato è spettacolo puro, testimonianza antica di tre civiltà di passaggio. In principio ci furono i greci, lo sanno in molti. Poi arrivarono i lucani, i più "discreti". Quindi i romani, prima repubblicani, poi imperialisti. Ognuno di loro ha lasciato un segno. Uno strato di mura. Una strada. Una casa, un tempio, un ornamento. Testimonianze tutte diverse. Scoperte quasi per "caso", nel ripulire le mura: "testimonianze sommerse, fino a qualche anno fa" ricorda, con soddisfatto sorriso, Marina Cipriani. La dottoressa testarda, che combatte l'incuria del tempo, l'ignoranza dei politicanti e le polemiche stupide. C'era i rovi. I rami. Le erbacce. I lavori sono iniziati nel 2003. Un anno dopo il primo lotto era restituito all'antico splendore. Adesso è iniziato il secondo. Cento metri di storia, in uno scenario teatrale e magico. L'intervento precedente risale all'epoca fascista. Erano gli anni Trenta, si procedeva con modalità maccheroniche. Il lavoro odierno è iniziato da Porta Sirena, continuerà a lungo, con i finanziamenti europei e statali. L'intervento è iniziato con la catalogazione. Una sciocchezza, verrebbe da pensare, nell'era internet, dove spadroneggiano i computer. Un'altra fatica erculea, per diversi motivi: "I blocchi delle mura vanno separati. Sono di epoca diversa. Queste mura ci raccontano la storia di tre civiltà". Il paramento viene fotografato e catalogato, sul lato esterno e interno. Si scava, si cataloga e si annota. Le mura parlano, le strade antiche pure. C'è la città residenziale, a est, verso il mare. E c'è la città religiosa, tra tempietti e piccole necropoli. La prima traccia di civiltà è del VI secolo avanti Cristo. C'è una strada greca. All'interno delle mura, materiale sacro, con piccoli santuari. Ognuno adorava un suo dio. "Durante gli scavi, abbiamo scoperto dieci strati tra l'epoca greca e romana" afferma Marina Cipriani. Scavare a Paestum è come trivellare in Kuwait. Nel VI secolo avanti Cristo c'erano i greci. Nel quarto gli etruschi. Nel I secolo dopo Cristo, appaiono chiare le tracce della Roma imperiale. Ma ci sono ritrovamenti ancora più antichi: "scavo dopo scavo, ci siamo imbattuti in una capanna dell'età del bronzo". Sotto le mura di Porta Sirena, copiose compaiono le tracce dei santuari e dei suoi frequentatori: vasi in miniatura, piccoli gioielli, cosmetici. A 200 metri verso il mare ci sono le case antiche: "sono di età imperiale, sono appartamenti chic. Risalgono alla Roma imperiale. Abbiamo poche testimonianze delle case lucane". Sulle residenze greche, invece, le verifiche continuano. L'equipe della dottoressa Cipriani è composta da 4 architetti e 4 archeologici. Ci sono i neolaureati dell'Università di Salerno. Con loro è iniziato il secondo intervento, a Porta Sirena. L'architetto Voza ha puntato l'attenzione sulle mura: "sono di una spettacolarità unica. E ci dimostrano l'importanza che avevano per la difesa della città". Non solo storia, civiltà e antichi reperti. Guardando le mura recuperate a Paestum, un architetto di oggi si emoziona. La struttura strategica per difendersi dagli attacchi nemici è una lezione per gli appassionati di architettura. Ultimato l'intervento sulle mura di Porta Sirena, tra qualche anno si potrà passeggiare in uno scenario di incanto assoluto. Da Porta Sirena a Porta Aurea, la direttrice Cipriani ha un obiettivo ambizioso. Restituire alla civiltà contemporanea tutte le tracce di chi ha fondato Paestum e ne ha tramandato la storia nei secoli.

La permanenza e l'oblio - Dalla Grecia a noi, attraverso gli acquerelli di Enzo Paudice


Sabato 21 Giugno è stata inaugurata la mostra di acquerelli dal titolo “La permanenza e l'oblio” dell'artista ebolitano Vincenzo Paudice. Diciassette opere realizzate negli ultimi anni, appunti di viaggi in Grecia che l'autore compie annualmente, alla scoperta di ciò che resta della poleis greca. Un percorso d'amore per la cultura che guida l'artista alla ricerca della genesi della nostra stessa società. L'esperienza del viaggio e la contemplazione di questi splendidi luoghi si sublima nell'elaborazione degli acquerelli all'interno del proprio atelier. E seguendo il percorso proposto nella mostra si riscopre un mondo vivo, fatto non di reperti archeologici, bensì di testimonianze attive, di un passato sempre osservato in relazione al presente. E' questo connubio mai sciolto fra presente e passato che caratterizza in maniera iperpositiva la mostra di Vincenzo Paudice. La mano dell'uomo contemporaneo è presente sui siti di ritrovamento ma non ne sconvolge il significato, che permane indelebile nella cultura del nostro tempo, e spesso è rilegato nell'oblio, per una colpevole superficialità peculiare all'età del consumismo. Ricostruendo invisibili itinerari, le opere realizzate diventano fonte di dibattito e riflessione. I Greci furono nel corso di tutta la loro storia i grandi inventori e plasmatori delle comunità politiche. Da loro ogni società moderna attinge il seme della democrazia. Quella stessa democrazia che oggi è quotidianamente offesa, se non abiurata, in decreti legge emendati direttamente dagli scranni del parlamento. Purtroppo non sempre la storia delle istituzioni, e la storia stessa, progrede; nel caso degli eredi diretti della Magna Grecia essa è di certo regredita. Su un punto, più di altri: l'attiva partecipazione alla vita politica da parte di tutto il popolo.
Fa pensare un articolo di Giorgio Bocca pubblicato su Venerdì di Repubblica in cui il noto giornalista muove una critica aspra nei confronti dei campani, di chi difende il terreno su cui vive dai pericoli “mortali” di una discarica. Bocca scrive: “Ma cosa vogliono questi sofisti della Magna Grecia che non solo hanno permesso alla camorra di diventare governo, ma sostengono anche che sia conveniente assecondarla in questa manifestazione d'inciviltà?..” Sofista è chi punta tutto sulla retorica, fondandoci su il proprio consenso. Sofista è il demagogo. Sofista è chi parla, molte volte, sapendo di ingannare. Mi dispiace che Giorgio Bocca bolli la resistenza napoletana con tale termine. Inquadrerei piuttosto questi eventi di ribellione in un contesto di ultimo istinto di sopravvivenza delle persone: sopravvivenza fisica (è risaputo, una discarica non fa molto bene ai polmoni) ma anche sopravvivenza civile, da parte di chi ha sempre convissuto in un contesto difficile pagandone le pene e le sventure. La Campania è custode incomparabile di storia. Pithecusa, l'odierna isola di Ischia, è il più antico insediamento greco in Italia, risalente all'ottavo secolo a.C. Paestum è uno dei più importanti parchi archeologici d'Europa. La scuola sofistica ha fatto il suo corso e vive oggi nelle udienze degli avvocati e nei discorsi dei politici. Quello che invece bisogna estrapolare dal mondo greco, come oro da una miniera, è l'abitudine della democrazia, l'ampia ed appassionata dedizione alla politica. Pericle scriveva: “Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.” Basta vedere la situazione politica attuale per capire quanto importante sia il messaggio greco e quanto indietro siamo noi rispetto a quella società!

La sicurezza insicura

Il giorno dopo l’assalto al campo rom di Scampia ho telefonato a Zombretta per invitarla alla nostra assemblea, la voce rauca e flebile ha indicato un suo stato di salute non proprio buono. Le ho chiesto cosa avesse e lei mi ha detto che ha le mani bloccate ma che domani deve andare al lavoro ugualmente.Mi ha spiegato che la vita nel campo di Scampia è stata dura ma dal punto di vista della salute è stata disumana. Ora non vive più in quel campo perché da quanto morì suo marito fulminato da un cavo elettrico qualcuno si occupò di lei e ora ha una casa. Vive ai Camaldoli con due figlie e un figlio che sta allevando da sola e con grandi sacrifici sta assicurando loro un futuro, un poco poco, più dignitoso. Se avesse avuto un posto diverso dove vivere con la sua famiglia suo marito sarebbe ancora vivo. I campi dove vive tanta gente, dalle storie diverse, sono una vergogna italiana, non vi sono campi in tutta Europa, e se vogliamo parlare di sicurezza è la gente che abita in questi luoghi a vivere in una pericolosa insicurezza continua e generale. Dal pericolo di malattie al pericolo di un democratico sgombro a quello di un camorristico incendio.La repressione contro gli immigrati è continua in tutt'Italia. A Varcaturo, martedì, i Carabinieri hanno arrestato per l'ennesima volta un centinaio di immigrati, quasi tutti sprovvisti di permesso di soggiorno, il decreto di espulsione è stato notificato a tutti. Eppure sono tutti lavoratori e non delinquenti. La sicurezza dei cittadini italiani è il decreto di espulsione a tanti uomini e donne.Loveth sta girando mezza Italia per poter vedersi riconosciuto lo status di rifugiata politica e la sua storia è una piaga aperta: inganno, raggiro, sfruttamento, violenza fu l'accoglienza che ebbe in Italia quando vi arrivò 14 anni fa. Ma Loveth sa bene che la sua sicurezza non è tanto un necessario foglio di carta ma la sua stessa forza che le permette di lottare per una vita migliore.La sicurezza dal punto di vista delle donne è ricercare l'origine di ogni male che ci attanaglia, ci aliena, che opprime l'umanità, in special modo noi donne e in un anelito di libertà sdradicarli prima ancora dalle nostre coscienze.La sicurezza dal punto di vista delle donne è una scelta di parte: stare dalla parte delle donne e insieme riflettere come migliorare le relazioni e la vita, per sviluppare solidarietà, che si possa tradurre in sorellanza attiva cominciando ad infrangere le complicità con i poteri oppressivi (Stato, famiglia, religioni). E' una lotta di idee per poter riprendersi la vita, per proteggere la vita, sottrarsi al patriarcato che da sempre ha fatto solo male al nostro genere, tanto che lo ha diviso al suo interno. NON IN MIO NOME, quindi, da pensare ed affermare come azione sottrattiva. Mi risulta difficile, anzi non credo assolutamente che in una società come la nostra possa arrivare qualcosa di umano da chi ci opprime: non è pensabile, né possibile che gli stessi che continuamente producono guerre, leggi razziste, sfruttamento delle masse, ignoranza culturale, informazioni becere e faziose, ecc. si mettano poi a parlare di sicurezza per noi tutte e tutti.La sicurezza delle leggi degli Stati è violentemente escludente e divisoria per questo nemica dell'umanità, quella che possiamo affermare noi donne è la sicurezza che arriva dalla ricerca estenuante del bene comune per tutte e tutti, che non si muove con i tempi della politica, dei calcoli e dell'opportunismo ma con i tempi della rottura di tutti i ruoli preconfezionati dal patriarcato che non ci appartengono, affermare con concretezza e decisione il nostro protagonismo e la cura delle relazioni può significare intessere un tempo nuovo, diverso e benefico, una vita tutta da reinventare che riuscirà a trasformare la nostra società, migliorandola. E' un impegno da assumere e affermare positivamente e noi donne siamo capaci di operare in tal senso se lo scegliamo in comune e coscienzialmente per imparare a fronteggiare ogni momento di pericolosa insicurezza.

Umberto Nobile o Flavio Gioia? - Un nome per l’aeroporto di Salerno

L’apertura dell’aeroporto Salerno-Pontecagnano è imminente (almeno così si dice), ma la disputa sul nome da dare alla struttura è ancora aperta. Il primo volo di prova è di qualche giorno fa e ha portato nella nostra provincia, su un piccolo aereo da turismo, alcuni esperti del settore del turismo; ospiti stranieri che sono stati subito dirottati verso nord, a Salerno e sulla costiera amalfitana, dimenticandosi, colpevolmente, quella altrettanto bella e suggestiva del Cilento.
Quanto al nome sono stati proposti: “aeroporto dei Picentini”, “aeroporto Costa d’Amalfi” e, più recentemente, su iniziativa di un’associazione ebolitana, Voci di donne, “aeroporto Umberto Nobile”, probabilmente il più appropriato, visto che Nobile, campano, è stato uno dei pionieri dell’aeronautica.
Poi, dal nulla, qualche mese fa sui giornali locali è apparsa la notizia che il Consorzio che gestisce la struttura aveva votato una delibera nella quale si dava all’aeroporto il nome di Flavio Gioia.
Non ho esitato a fare subito una ricerca per capire chi fosse questo personaggio e ho scoperto che … Flavio Gioia è un personaggio di fantasia, un uomo che non è mai esistito, un personaggio immaginario al quale la tradizione ha attribuito l'invenzione della bussola.
L'Enciclopedia Treccani offre una dettagliata descrizione in merito, partendo dall'errore commesso da G.G. Giraldi che, nella sua opera De re nautica (1540), attribuì l'invenzione della bussola “a tale Flavio di Amalfi”. Indicato dagli scrittori posteriori come Flavio di Amalfi o Flavio Campano, diventò finalmente Flavio di Gioia a opera dello storico Mazzella nella Descrizione del Regno di Napoli. Evidentemente il Mazzella voleva indicare correggendo, quello che a suo parere era il vero luogo natìo del presunto Flavio, e non il suo cognome. In seguito la particella “di” scomparve e rimase quindi definitivamente il nome Flavio Gioia. In sostanza tutta la vicenda parte dalla deformazione del nome di Flavio Biondo che nel 1453 (circa) diede notizia nella sua Italia Illustrata che la bussola era stata perfezionata dagli amalfitani.
Flavio Gioia fu solo un personaggio leggendario che riuniva in sé le capacità nautiche e imprenditoriali della gloriosa Repubblica marinara di Amalfi, bruscamente decaduta dopo il rovinoso maremoto del 1343 che ne distrusse completamente il porto mai più ricostruito.
Allora chi inventò veramente la bussola magnetica, lo strumento che consentì di solcare i mari in qualunque stagione e con qualunque tempo, superando l'aleatorietà dei venti, del cielo stellato e del volo degli uccelli?
L'invenzione ha in realtà molte date di nascita e molti padri distribuiti un po' in tutto il mondo. Pare che i cinesi usassero oggetti di magnetite fin dal primo secolo dopo Cristo non per navigare, ma per trarne oroscopi e orientare gli edifici secondo le regole del feng shui. La bussola vera e propria debuttò comunque nel Mediterraneo alla fine del Duecento, probabilmente sulle navi della Repubblica veneziana, anche se sembra che a farla conoscere agli armatori veneziani non sia stato Marco Polo, ma i mercanti arabi. Al fantomatico Flavio Gioia andrebbe dunque solo il merito di aver reso questo strumento più pratico ed efficace.
Nel frattempo restiamo in attesa dell’inaugurazione dell’aeroporto salernitano sperando che questi signori si ravvedano per evitare, un giorno, di aggiungere “scuorno” per i tempi biblici occorsi per l’apertura a “scuorno”, per un nome di una persona che non esiste.